lunedì 22 ottobre 2018

I vaneggi di una domenica: "Fangirl" di Rainbow Rowell e crescere con (e grazie) ai libri


La prima volta che lessi Fangirl di Rainbow Rowell mi piacque tantissimo. Scrissi una recensione entusiasta, nella quale mi dilungai su quella che era, nella mia modesta opinione, la vera storia d'amore del romanzo e sull'importanza che avesse leggere di un personaggio così simile a me. 

In questo periodo, complice l'inizio dello studio per gli esami e Progetto, sono alla ricerca di letture leggere e spensierate, in grado di farmi allontanare completamente dalla mia vita di tutti i giorni e, come dicevano gli antichi, di farmi "spegnere il cervello". Era tempo che desideravo rileggere Fangirl, poiché ne conservavo un ricordo davvero positivo, ma non ricordavo la trama. Ho recuperato così in biblioteca la traduzione italiana (due anni fa avevo ancora la forza per leggere in lingua) e mi sono immersa nella lettura. 

Solo dopo una cinquantina di pagine ho capito che il personaggio in cui tanto mi ero immedesimata due anni fa non aveva più alcun tipo di correlazione con la sottoscritta: lo percepivo come distante e, a tratti, quasi fastidioso. 

Non potevo esserne più felice. 







Questo post non nasce con l'intenzione di esprimere il mio giudizio su questo romanzo, ma con il volere discutere con voi di uno degli aspetti più meravigliosi della letteratura. 


I libri ci permettono di conoscere noi stessi. 

Due anni fa, un'Adele spaventata, divorata dalla paura e totalmente incapace di relazionarsi con gli altri ha trovato nella protagonista di Fangirl una boccata d'aria fresca: Cath, come lei, soffriva d'ansia sociale. Era la prima volta che la me ventunenne incontrava qualcuno che provasse i suoi stessi dolori. Era la prima volta che si sentiva capita. 

Oggi soffro ancora d'ansia sociale. Il mio intento non è quello di raccontarvi la mia redenzione, o almeno non ancora, ma la malattia non controlla più la mia vita e soprattutto non mi identifica più. Mentirei se vi dicessi che sono arrivata a questo punto punto da sola o "facendomi forza": ho chiesto e sto ricevendo aiuto. Questa però è un'altra storia e spero, un giorno, di trovare la forza per raccontarvela.
Confesso che, nonostante ciò, ci sono dei giorni in cui mi sento ancora inadeguata, impreparata e insicura. Giorni in cui tutto ciò che desidero è spegnere il mondo, chiudermi in camera mia e ridurre al minimo ogni contatto umano.  A differenza, però, di Cath o dell'Adele del 2016, non mi lascio più definire da queste giornate, non mi lascio più definire dalla mia ansia: io sono molto di più.


Stamattina, mentre leggevo per la seconda volta il capitolo finale di Fangirl ho realizzato per la prima volta che i libri non solo sono in grado di farti comprendere chi sei, ma hanno anche la magia di farti capire chi eri e il faticoso e bellissimo viaggio che hai compiuto da allora.
Alla prossima,
 

6 commenti:

  1. Da pochissimi mesi ho scoperto anch'io che soffro di ansia sociale. Se non me lo avessero detto non avrei mai saputo che fosse una vera e propria malattia. In tre anni di accademia non ero riuscita a dare nemmeno un esame orale (solo pratici e con molta difficoltà) perché mi sentivo malissimo al solo pensiero, ma il mese scorso, a settembre, mi sono fatta forza e mi sono presentata. Non è andata benissimo, ma forse sono riuscita a sbloccarmi un pochino. Comunque quando dici che i libri ci fanno conoscere noi stessi hai dannatamente ragione. Libri che parlano di me, di noi, mi fanno stare bene e male allo stesso tempo. Mi sento compresa e allo stesso tempo mi rendo conto di come "sono messa" e mi fanno riflettere. Non sapevo che Fangirl comunque parlasse di ansia sociale. A questo punto devo assolutamente recuperarlo. Di recente ho letto "Ti ho trovato fra le stelle" che affronta lo stesso tema, ma non mi ha convinto del tutto. Qualche annetto fa invece ho adorato "Al centro dell'universo", te lo straconsiglio. Non fatti scoraggiare dalla cover e dal fatto che sia stato pubblicato dalla Newton Compton. Non è il solito young adult.

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    1. Ciao Giusy! So quanto possa essere traumatico scoprire che quello che per anni hai etichettato come "introversione" o "timidezza" in realtà sia una malattia. Allo stesso tempo però ti fa tirare un enorme sospiro, perché se è una malattia allora una cura c'è (e fidati, c'è). Sono contenta del tuo piccolo passo avanti, sono davvero queste piccole cose che alla fine ti fanno stare meglio.

      Grazie per il consiglio letterario: "Ti ho trovato fra le stelle" non mi hai mai ispirata particolarmente, forse per l'enorme successo, mentre "Al centro dell'universo" non lo conoscevo. Grazie per l'imbeccata! <3

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  2. Sono d'accordo col fatto che i libri ci fanno scoprire e riconoscere una parte di noi che non conosciamo.... purtroppo a me questo libro non è piaciuto, e l'ho letto anch'io 'tardi'. Sarà forse questo il motivo per cui mi ha deluso... In ogni caso certe letture aiutano a 'crescere', e tutto sommato sono contenta di aver compiuto questa esperienza nonostante non sia andata come speravo ☺☺

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    1. Ciao Gresi! :) Mi dispiace che il libro non ti abbia convinto, ma sono contenta che anche tu hai notato questo magico potere della letteratura!

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  3. Non ho provato le tue stesse sensazioni leggendo Fangirl, ma le ho provate per altri libri ed è un'esperienza che auguro davvero a tutti... Questo post è di una profondità incredibile e le tue parole mi hanno toccata davvero <3

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Grazie per ogni commento lasciato! Mi fa realmente piacere conoscere le vostre opinioni.

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