mercoledì 20 marzo 2019

Sul mettersi nei panni degli altri. Recensione de "Il paese degli addii" di Atia Abawi 🌊


Quello dell'immigrazione è un tema più che mai attuale. Molti ne parlano, tantissimi ne sparlano, la maggior parte non sa di che cosa si stia parlando. Semplice perdersi tra i numeri, crogiolarsi in mezzo ai dati, puntare il dito; semplice dimenticare che dietro alla matematica ci sono esseri umani. Ci siamo noi

Non è né debolezza né una malattia. Sentire troppo significa provare empatia, e percepire il dolore altrui è un potere da custodire, è un potere che può cambiare il mondo in cui si vive, anche se porta con sé un fardello e tanto dolore. 

Il paese a cui fa riferimento il titolo di questo romanzo è la Siria, terra dilaniata da quella guerra che ha diviso famiglie e disintegrato vite. Tareq ha quindici anni, vive con i genitori, la nonna e una grande quantità di fratelli e sorelle. La sua terra natale soffre per un conflitto che sembra non voler aver fine, ma il suo cuore è riscaldato dall'amore della famiglia. Fino a che un giorno, all'improvviso, tutto gli viene strappato via: una bomba distrugge la sua casa e lui, suo padre e la sua sorellina Susan sono gli unici sopravvissuti.

Come poter accettare qualcosa determinato da una forza su cui noi non abbiamo il controllo? Quella che molti definisco il fato, predestinazione o destino. La particolarità di questo romanzo è che è proprio il Destino a raccontare la vicenda di Tareq: richiamando una scelta narrativa già trovata in Storia di una ladra di libri (dove le vicende della piccola Liesel vengono raccontate dalla morte), Il paese degli addii è narrato da quell'essenza invisibile che è spesso usata come capro espiatorio. Una scelta narrativa che in diversi punti del romanzo non viene sfruttata nel migliore dei modi, tant'è che spesso la sua voce si confonde con quella di un ipotetico e ordinario narratore esterno




La storia di Tareq, costretto ad abbandonare la sua terra insieme alla sorellina, si intreccia a quella di Alexia, giovane ragazza americana che si trova sull'isola di Lesbo come volontaria. Il lettore non solo è invitato a mettersi nei panni di Tareq e a vivere in prima persona la faticosa ricerca di un posto da poter chiamare casa, ma anche a provare il dolore di Alexia, la quale tutti giorni entra in contatto con la morte. Il paese degli addii racconta entrambe le facce della medaglia: l'accogliere e l'essere accolti. 
Questo romanzo ti mette con le spalle al muro, ti costringe a soffrire insieme ai suoi personaggi, a vivere le loro emozioni, impedendoti di ignorare quello che sta accadendo. Allo stesso tempo, però, Abawi riesce a lanciare un messaggio di speranza e umanità: non è il Destino ad essere crudele, sono gli uomini; ma è importante ricordare che tra di loro ci sarà sempre qualcuno pronto ad aiutare. 

Il paese degli addi è un romanzo a tratti quasi crudo. Sarà forse per la mia elevata sensibilità, ma alcune scene sono state difficili da leggere e più volte ho dovuto interrompere la lettura. Nonostante questo, è giusto che un libro che tratti questa tematica, per quanto rivolto ad un target adolescenziale, lo faccia senza alcun tipo di censura
📚 Il consiglio in più: Un altro libro (nello specifico un albo illustrato) che cerca di spiegare il tema dell'immigrazione ai più piccoli è La città in fondo al mare di Mauro Grimaldi e Spartaco Ripa (Edizioni Sonda). 


Il paese degli addii
Autrice: Atia Abawi
Casa editrice: Giunti
Pagine: 256
Data di uscita: 20 marzo 2019

[il libro è un omaggio dalla casa editrice, che ringrazio 💖]





Vi incuriosisce questo romanzo?
Conoscete altri titoli che cercano di spiegare l'immigrazione ai più piccoli?
💖
Alla prossima,

2 commenti:

  1. Ciao Adele! ♥
    Non conoscevo questo libro, ma dopo aver letto la tua recensione non posso fare a meno di inserirlo nella mia wishlist. Non solo tratta una tematica importante - sulla quale al giorno d'oggi non si riflette mai abbastanza - ma sembra farlo in uno stile davvero particolare!
    L'input finale a convincermi per quanto riguarda questo titolo è stato infatti la narrazione effettuata dal punto di vista del Destino. Tale soluzione era stato uno degli elementi che avevo apprezzato di più in Storia di una ladra di libri, e da allora purtroppo non ho più avuto modo di leggere cose simili.
    Sebbene non tratti propriamente dell'immigrazione, come libro dedicate ai più piccoli io citerei Il razzismo spiegato a mia figlia di Tahar Ben Jelloun, che credo sia un'ottima lettura anche per chi ormai non è più bambino!

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    Risposte
    1. Ciao Silvia! 💖
      Hai ragione. l'idea di far raccontare al Destino la vicenda di Tareq è davvero interessante. In storie così tragiche (come anche quella di "Storia di una ladra di libri") è bello vedere il punto di vista di quello che solitamente è il "capro espiatorio".
      Grazie per la dritta, vado immediatamente a cercare qualche informazione! ✨

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Grazie per ogni commento lasciato! Mi fa realmente piacere conoscere le vostre opinioni.

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